armée

 

 

Affichage par année

156 affiches :

 




    [Fermare la guerra, fermare il massacro]

    notice :
    Image (fixe ; à 2 dimensions)
    [
    Fermare la guerra, fermare il massacro]. — [S.l.] : USI_ (Unione sindacale italiana), [ ?]. — 1 affiche (impr. photoméc.) : n. et b. ; x × y cm.

    • Affiches par pays  : Italie
    • Lieux d’archivages  : CDA (FA, Paris)
    • Liste des thèmes  : armée
    • Géographie, géopolitique et Histoire  : guerres : Guerre du Golfe , 2 (1990-1991) *  ; Irak  ; Israël  ; Koweït *  ; Kurdistan  ; Liban  ; Palestine  ; Proche et Moyen-Orient
    • Noms cités (± liste positive)  :
    • Presse citée  :
    • Vie des mouvements  :
    notes :
    descriptif :


    [ texte ; photo (massacre d’Halabja ?, Kurdistan)

    texte :

    Fermare la guerra

    fermare il massacro

    Ogni giorno di più la guerra del Golfo mostra il suo volto : non « operazione di polizia internazionale » ma strage di civil inermi ed innocenti.

    Non ripristino del diritto internazionale violato ma guerra da parte del nord del mondo per il controlo delli fonti energetiche e dell’assetto futuro della regione mediorentale. Tutto questo a prezzo di decine di migliale di vite umane e un’enorme catastrofe ambientale.

    [photo]

    La guerra deve cessare immediatamente ed il diritto internazionale deve essere ristabilito con un’urgente azione diplomatica
    — Per garantire libertà, sicurezza e autodeterminazione del popolo del Kuwait, al popolo curdo, al popolo palestinese, al popolo libanese ed a quello israeliano.
    — Per costruire in Medio Oriente un assetto pacifico e giusto nella solidarietà e nel dialogo. Contro ogni sopraffazione, dominio e distruzione.
    — Per il ritiro di tutte le forze militari dal Golfo Per una informazione non deformata e mutilata dalla censura dei signori della guerra.

    Presidio ogni sabato

    Piazza Mentana — Dalle ore 16.00

    […]


    sources :
     


    [Il massacro continua ; il popolo kurdo é minacciato di genocidio !]

    notice :
    Image (fixe ; à 2 dimensions)
    [
    Il massacro continua ; il popolo kurdo é minacciato di genocidio !]. — La Spezia : Kronstadt (La Spezia) ; [et al.], [ca ]. — 1 affiche (impr. photoméc.) : n. et b. ; x × y cm.

    • Affiches par pays  : Italie
    • Lieux d’archivages  : CDA (FA, Paris)
    • Liste des thèmes  : armée
    • Géographie, géopolitique et Histoire  : Irak  ; Kurdistan  ; Proche et Moyen-Orient
    • Noms cités (± liste positive)  :
    • Presse citée  :
    • Vie des mouvements  :
    notes :
    descriptif :


    [ texte ]

    texte :

    Il massacro continua

    Raccolta di fondi a favore del popolo kurdo e della popolazione civile irakena devastata dal bombardamenti aerei.

    Lo sterminio del popolo kurdo e la tragica situazione in cui si trovano i 18 milioni di irakeni sono entrambe conseguenze spaventosa della (?)

    Le Nazioni Unite pubblicato un rapporto ufficiale sulle condizioni in cui si trova attualmente la popolazione civile irakena dopo le decine di migliaia di bombardamenti aerei subite durante la guerra del Golfo Persico.

    Il termine che viene usato per definire la situazione è « Apocalittica » ; oltre 100.000 persone hanno avuto la casa distrutta ; entro poche settimane il paese non avrà praticamente più nulla da mangiare ; distrutti gli impianti per l’acqua potabile e quelli del sistema fognario, con la conseguenza dello scatenarsi delle epidemie ; molti ospedali civili distrutti, quelli in funzione devono lavorare privi di energia elettrica e dei medicinali più elementari ; solamente a Bagdad ogni giorno almeno 50 bambini muoiono per mancanza di cure.

    Questo rapporto che in USA ha prodotto sull’opinione pubblica un effetto che è stato definito sconvolgente, è stato invece tranquillamente passato sotto silenzio nel nostro paese. Evidentemente ai nostri governanti ed ai nostri organi di informazione sta a cuore che nessuno venga sconvolto : la guerre l’abbiamo fatta, non pensiamoci più.

    Questa agonia di milioni di persone è qualcosa che ci tocca in prima persona, perché anche noi, come paese, abbiamo partecipato a quella scelta di guerra che l’ha prodotta.

    Così come ci tocca di persona il massacro del popolo kurdo da parte di Saddam Hussein : anche questo è un terrificante frutto della guerra del Golfo, delle logiche ciniche e perverse che ne hanno ispirato la condotta.

    Il popolo kurdo è minacciato di genocidio !

    Chiediamo che il governo italiano e tutti gli altri governi che sono stati corresponsabili della guerra nel Golfo Persico prendano tutte le iniziative in loro potere, sia a livello politico che unitario, in difesa del popolo kurdo ;
    Chiediamo inoltre che le vicende della guerra ed i costanti interessi in gioco non servano a far dimenticare la decennale tragedia del popolo palestinese continua e si aggrava.

    Chiediamo a tutti i cittadini di contribuire alla raccolta di fondi in favore dei Kurdi e della popolazione irakena vittima della guerra.

    Le offerte possono essere inviate c/o : Caritas Diocesana di La Spezia, via Don Minzoni 73 versamento sul C.C. Postale N° 129888 192 intestato a Caritas La Spezia.
    Sede Nazionale UNICEF, C.C. Postale N° 745000 intestato a Unicef Roma (nelle causali di versamento specificare la destinazione : kurdi e civili irakeni vittime guerra Golfo)
    Comunità kurda in Italia C.C. Bancario N° 1813608/93 Cassa di Risparmio di Torino filiale n° 134 (versamento a favore del popolo kurdo)
    Salaam Ragazzi dell’Olivo (iniziativa per l’affido e distanza di bambini palestinesi) c/o Arci, via Paleocapa n° 19 La Spazia

    Sinistra Giovanile, Verdi, Comitato contro la guerra del Golfo Persico, LAV Centro Evangelico, Arci, Salaam ragazzi dell’olivo, Kronstadt.

    [… impr. …]


    sources :
     








    [Deutsche Armeen in einer langen Tradition : Ja, Morden… …wir sind immer noch da]

    notice :
    Image (fixe ; à 2 dimensions)
    [
    Deutsche Armeen in einer langen Tradition : Ja, Morden… …wir sind immer noch da]. — Berlin : [s.n.], [ & post]. — 1 affiche (impr. photoméc.) : n. et b. ; 60 × 42 cm.

    • Affiches par pays  : Allemagne
    • Lieux d’archivages  : CIRA (Lausanne)
    • Liste des thèmes  : antimilitarisme  ; armée
    • Géographie, géopolitique et Histoire  :
    • Noms cités (± liste positive)  :
    • Presse citée  :
    • Vie des mouvements  :
    notes :
    descriptif :


    [ texte (Faux texte de l’armée allemande vantant ses interventions de 1871 à 1994) ; photo (soldats allemands) ]

    texte :

    Deutsche Armeen in einer langen Tradition.

    Ja, Morden.

    Morden im In- und Ausland ist für deutsche Soldaten nichts Ungewöhnliches. Erinnern wir uns : • Angriffskrieg gegen Frankreich 1871 • Deutschland beginnt einen Weltkrieg • Deutschland beginnt noch einen Weltkrieg • Somalia 1993/1994. Menschen zu töten gehört zur Tradition von (deutschen) Armeen.
    Darauf sind wir stolz.

    Wir sind immer noch da.
    [logo] Bundeswehr

    Wor Unrecht zu Recht wird, wird Widerstand zur Pflicht : Kriegsdienste verweigern !
    Die Wehrpflicht ist kein »legitimesKind« der Demokratie.

    Kampagne gegen Wehrpflicht, Zwangsdienste und Militär
    Oranienstraße 25 - 10999 Berlin - Tel. 61 50 05 30 - Fax 61 50 05 99


    sources :
     




    [Nein zum patriotischen Wahn, nein zum NATO-Beitritt]

    notice :
    Image (fixe ; à 2 dimensions)
    [
    Nein zum patriotischen Wahn, nein zum NATO-Beitritt]. — Wien Vienne : RBH_ (Revolutionsbräuhof), [ca ]. — 1 affiche (impr. photoméc.), coul. (une  : noir , papier jaune ) ; 61 × 43 cm.

    • Affiches par pays  : Autriche
    • Lieux d’archivages  : CIRA (Lausanne)
    • Liste des thèmes  : armée  ; politique internationale
    • Géographie, géopolitique et Histoire  :
    • Noms cités (± liste positive)  :
    • Presse citée  :
    • Vie des mouvements  :
    notes :
    descriptif :


    [ Text ]

    texte :

    Nein zum patriotischen Wahn — nein zum NATO-Beitritt

    Wir sind dagegen : Gegen Militär und Krieg ! Gegen Zucht und Ordnung, Gehorchen und Unterordnen ! Wir sind dagegen : Gegen das sinnlose Schleifen, Herumexerzieren, gegen den Macho- und Männlichkeitswahn beim Militär. Wir sind dagegen : Daß Menschen dort gebrochen, zu stupiden Befehlsempfängern dressiert werden sollen ! Daß Leben vergeudet werden : Mit Tötenlernen. Wir fragen uns : Wofür das alles ? Um »unsere« Heimat zu verteidigen ? »Unser« Land ? Steht das dafür ? Oder verteidigen wir dabei nicht Herrschaft, Ausbeutung und Unterdrückung, die ganze sinnlose Schinderei gleich mit ? Beschützen wir damit nicht gleichzeitig unseren Chef, unsere Vorgesetzten, den Politiker im Amt - also alle die, die das Leben so unerträglich machen ? Verteidigen wir damit nicht diese Lebensart, die »freie« Marktwirtschaft ? Die Freiheit, als Obdachloser zu erfrieren, im achtreichsten Land der Welt ?

    Nein, wir sind dagegen ! Und wir meinen : Schlimmer geht immer, ein NATO-Beitritt ist nicht egal ! NATO-Beitritt heißt : Noch mehr Sozialabbau auf Kosten der Ärmsten in diesem Land. NATO-Beitritt heißt : Drastische Erhöhung der Rüstungsausgaben ! Schlußendlich heißt NATO-Beitritt : Kriegseinsatz, nicht »mehr Sicherheit« ! Denn wer sollte »uns« eigentlich angreifen, wenn »wir« kein NATO-Mitglied sind ? Sehr wohl aber fast alle »unsere« Nachbarn. Die Schweiz ? Captain Liechtenstein ? Die NATO am Ende gar ? Nichts von alledem : Es geht um den Machtrausch und die Hybris der Herrschenden. Die dabeisein wollen. Mitspielen beim großen Spiel. Um Ansehen, Macht und Einfluß. Und fette Beute. Mit uns als Kanonenfutter. Auf unsere Kosten.

    Und deshalb : Nein zum NATO-Beitritt !

    Revolutionsbräuhof (RBH)

    Medieninhaber, Herausgeber und Hersteller : Revolutionsbräuhof (RBH), Hanhg. 15, 1090 Wien


    sources :
     






    [Repas gratuit pour tous et toutes, dimanche 25 octobre 2009]

    notice :
    Image (fixe ; à 2 dimensions)
    [
    Repas gratuit pour tous et toutes, dimanche 25 octobre 2009]. — Besançon : Food not bombs : Resto Trottoir (Besançon), . — 1 affiche (impr. photoméc.) : n. et b. ; x × y cm.

    • Affiches par pays  : France
    • Lieux d’archivages  :
    • Liste des thèmes  : alimentation  ; armée  ; colonialisme  ; économie : argent et monnaie  ; logement, habitat  ; santé
    • Géographie, géopolitique et Histoire  : Afghanistan  ; Afrique  ; Irak
    • Noms cités (± liste positive)  :
    • Presse citée  :
    • Vie des mouvements  : repas, cantine, …
    notes :
    descriptif :


    [ texte ; dessin (assiettes, logo anti-viande) ]

    texte :

    Resto Trottoir

    Collectif Food not bombs, Besançon — blog : restotrottoir.blogspot.com

    Nous voulons :
    que l’argent commun serve à toutes et tous,

    De la bouffe, pas des bombes,
    Non à l’armée française en Afghanistan, en Irak, en Afrique et ailleurs pour des intérêts privés ; oui au développement de la gratuité alimentaire

    Des maisons pas des prisons…
    Non à la répression des occupants ; oui aux logements de qualité pour tout le monde

    Des soins pas des potions…
    Non aux expulsions et à l’argent pour l’industrie pharmaceutique et au dépérissement de la Sécu faute de cotisations patronales ; oui à la gratuité des soins pour toutes et tous

    Tout ça c’est possible et maintenant !

    Tant qu’il y aura de l’argent, il n’y en aura pas pour tout le monde !

    Dim. 25 octobre 2009

    Repas gratuit pour toutes et tous !
    De 12 h 30 à 15 h 30
    Place Marulaz

    + zone de gratuité : vêtements, chaussures, livres…
    + infokiosque : tracts et brochures…

    + Exceptionnellement un défilé de mode de la zone de gratuité !

    En cas de pluie, nous serons quai Vauban ou aux Arènes

    Vous souhaitez nous rencontrer, participer à l’information, à la collecte, à la cuisine, à la distribution, à l’installation (11 h 30) et au repas…

    Rejoignez-nous ou contactez-nous :
    • à la réunion d’organisation, le premier mercredi du mois à 19 h à L’Autodidacte, place Marulaz
    • par mail : resto-trottoir@herbesfolles.org


    sources :

    https://restotrottoir.blogspot.com/2009/10/reunion-dorganisation-octobre-2009.html




    [Not bombs = Pas de bombes !]

    notice :
    Image (fixe ; à 2 dimensions)
    [
    Not bombs = Pas de bombes !]. — Besançon : Food not bombs : Resto Trottoir (Besançon), (Imprimerie spéciale [Impr. spéc.]). — 1 affiche (impr. photoméc.), coul. (quadri ) ; x × y cm.

    • Affiches par pays  : France
    • Lieux d’archivages  :
    • Liste des thèmes  : alimentation  ; antimilitarisme  ; armée  ; guerre (généralités)
    • Géographie, géopolitique et Histoire  :
    • Noms cités (± liste positive)  :
    • Presse citée  :
    • Vie des mouvements  : repas, cantine, …
    notes :
    descriptif :
    Symbole(s) utilisé(s) :

    [ texte ; images en filigrane ]

    texte :

    Not bombs = Pas de bombes

    L’État Français en guerre

    l’Afghanistan, principal terrain d’opérations

    Lancée en 2001 sous prétexte de traquer les terroristes responsables des attentats du 11 septembre, la guerre d’Afghanistan a déjà officiellement causé la mort de 37 249 personnes sans compter les
    «  victimes collatérales  » d’un conflit mené dans un pays très pauvre et totalement désorganisé.
    Aujourd’hui, 40 000 soldats de l’Otan et 28 000 mercenaires privés sont engagés dans un conflit qui s’enlise et qui a déjà coûté 285 milliards de dollars. Alors que Chirac s’était contenté d’envoyer des instructeurs militaires, Sarkozy l’américain a engagé la France sur le terrain et en 2010, ce sont 4 300 militaires français qui se battent en Afghanistan aux frais du contribuable.

    Loin de rétablir un régime démocratique, la présence militaire est accusée par les associations humanitaires comme Human Right Watch de commettre de nombreuses exactions comme des arrestations arbitraires, la torture des prisonniers et les bombardements de civils (en 2008, 1 192 tonnes de bombes avaient été larguées sur l’Afghanistan…). De plus, depuis l’installation de l’administration de Karzaï en 2000, la culture de l’opium est redevenue la principale ressource du pays et l’Afghanistan fournit à lui seul 93 % de la production mondiale de cette drogue.

    La situation humanitaire s’est dégradée depuis le début du conflit, l’espérance de vie est passée de 45,5 ans en 2000 à 43,1 ans en 2005 et le taux d’alphabétisation de 31 % à 28,7 %. 40 % de la population vit sous le seuil de pauvreté et beaucoup d’Afghans souffrent de la faim, notamment les enfants. Seul 31 % de l’aide humanitaire, qui sert souvent de bonne conscience aux militaires, parvient à atteindre les populations.

    Aucun des soi-disant responsables terroristes n’a été trouvé en Afghanistan, le régime Taliban est tombé mais pour être remplacé par un système corrompu et autoritaire qui n’hésite pas à faire alliance avec les anciens maîtres du pays. Et on peut légitimement s’interroger sur les motifs réels de cette guerre impérialiste. Contrôle de la région et de ses frontières avec l’Iran, le Pakistan et la Chine ? Sécurisation du passage d’oléoducs en provenance de la région pétrolifère du Bakou ? Les Afghans apprécient, c’est sûr, ce que leur offrent de tels «  avantages  »…

    De l’argent pour la nourriture, pas pour les bombes ! Ni ici, ni ailleurs !

    Le néo-colonialisme à la française

    la Françafrique...

    L’armée constitue un des piliers de la «  Françafrique  », système mis en place par le général De Gaulle et Jacques Foccart pour maintenir les anciennes colonies françaises dans la soumission et la dépendance à l’égard de la métropole.
    La France dispose de bases permanentes sur le continent africain à Djibouti et au Gabon et intervient dans de nombreux pays pour soutenir des «  régimes amis  » (Tchad, Centratrique, Côte-d’Ivoire…).
    Parmi les 21 pays sous domination française en Afrique, seuls deux sont des démocraties (Mali et Sénégal) les autres subissent des dictatures militaires ou des régimes illégitimes. L’armée française a soutenu de nombreux coup d’État (comme celui qui, en 1987 a renversé Thomas Sankara au Burkina Faso pour installer la dictature de Blaise Compaoré toujours en poste). Elle forme l’armée et la police de ces régimes sanguinaires comme elle l’a fait au Rwanda avec le gouvernement raciste hutu responsable du génocide tutsi. La France vend également beaucoup d’armes à ces pays pauvres et entretient ainsi les conflits qu’elle dénonce officiellement.
    Ces régimes maintenus en place grâce à des accords secrets de défense qui autorisent l’armée française à intervenir sur leur territoire organisent le pillage des ressources naturelles de leur pays au profit des multinationales françaises qui leur reversent quelques jolies miettes du gâteau  :

    Total, dont 1/3 de l’activité se situe en Afrique et qui multiplie les profits records a de gros intérêts en Angola et au Gabon.
    Areva, qui exploite les mines d’uranium au Niger.
    Bolloré, qui est en situation de quasi monopole dans l’exploitation des transports terrestres et maritimes. Il possède également plus de 50 000 ha de palmiers à huile, de bananes, de coton, de cacao…
    Rougier, principal exportateur de bois exotique vers l’Europe,
    et bien d’autres…

    Les programmes d’ajustement structurel exigés par le FMI* (l’actuel directeur en février 2011, Dominique Strauss Khan) pour «  aider  » les pays africains surendettés ont particulièrement profité à la Françafrique. Ainsi, de nombreuses entreprises privatisées dans le cadre de ces plans ont été rachetées par des entreprises françaises (Bolloré notamment) ; les cultures d’exportation ont été encouragées pour remplir les caisses des États au détriment de l’agriculture vivrière augmentant la dépendance alimentaire. L’aide au développement est également accusée de n’être qu’une excuse pour financer indirectement les entreprises françaises, l’ex-secrétaire à la coopération, Alain Joyandet a même déclaré «  on veut aider les Africains mais il faut que cela nous rapporte  ».

    * cf WIKI : Le Fonds Monétaire International (FMI) est une institution internationale multilatérale regroupant 187 pays, dont le rôle est de « promouvoir la coopération monétaire internationale, de garantir la stabilité financière, de faciliter les échanges internationaux, de contribuer à un niveau élevé d’emploi, à la stabilité économique et de faire reculer la pauvreté ». Le FMI a ainsi pour fonction d’assurer la stabilité du système monétaire international et la gestion des crises monétaires et financières en fournissant des crédits aux pays qui connaissent des difficultés financières telles qu’elles mettent en péril l’organisation gouvernementale du pays, la stabilité de son système financier (banques, marchés financiers), ou les flux d’échanges de commerce international avec les autres pays. […] Le FMI prête de l’argent [… mais] conditionne l’obtention de prêts à la mise en place de certaines réformes économiques visant de manière générale à améliorer la gestion des finances publiques et une croissance économique équilibrée à long terme. >>> (Note de traduction du “Food Not Bombs-Resto Trottoir” de cet article > Tout cela veut dire : Casse de la sécurité sociale et de tous les systèmes de protection des individus, Obligation de cultures ou de productions pour l’exportation au détriment des productions locales vivrières, Augmentation du coût de la vie et diminution du niveau de vie pour la population, Hausse des acquis et des lois pour les entreprises, etc.)

    Complexe militaro-industriel  :

    ensemble des entreprises liées au budget de l’armement

    L’ensemble des entreprises liées au budget de l’armement forme le complexe militaro-industriel. Elles vivent quasi exclusivement des commandes militaires de l’État français et des accords de vente d’armes à l’étranger passés par celui-ci. Elle bénéficient d’un marché protégé où les contrats, souvent opaques se comptent en centaines de millions et font l’objet de commission et de rétrocommission (comme la vente des frégates à Taïwan) bénéficiant aux partis politiques qui signent les contrats.
    En France, elles s’appellent NEXTER  : armement terrestre  ; EADS-SNECMA-DASSAULT  : aéronautique, missiles  ; THALES-SAGEM  : électronique  ; DCNS  : construction navale  ; MBDA  : production de missiles  ; MATRA  : aéronautique, transport, télécommunications.
    Parmi ces entreprises, trois sont liées à de grands groupes de presse qui assurent une « communication  » favorable à leurs intérêts en légitimant par exemple les interventions militaires dont elles profitent directement  :

    Dassault, président du groupe Socpresse dont le journal Le Figaro  ;
    Matra et Eads qui appartiennent au groupe Lagardère et qui détient  : Les éditions Hachette, Elle, Paris Match, Télé 7 jours, Disney Hachette Presse, Europe1, virgin17, canalJ, Gulli, Hachette distribution service, ainsi que 40 % des NMPP (Nouvelles Messageries de la Presse Parisienne – devenue “Presstalis”) chargées de distribuer l’ensemble de la presse dans les kiosques. Ces entreprises tissent également des liens étroits avec les hommes politiques qui reconduisent les juteux budgets de la défense et négocient les ventes avec leurs «  homologues étrangers  »  :
    DASSAULT, sénateur et maire UMP de la ville de Corbeil-Essonne de 1995 à 2009, a été condamné pour avoir truqué les élections en achetant des électeurs.
    LAGARDÈRE est un proche ami de M. Sarkozy.
    L’entreprise DCNS est au cœur du scandale de Karachi, affaire de rétro-commissions au Pakistan soupçonné du financement de la campagne éléctorale de M. Balladur en 1993 dont M. Sarkozy était le directeur.

    Ici, le collectif Resto trottoir explique la partie « bombs » du mouvement Food Nor Bombs auquel le Resto trottoir se rattache.

    La GUERRE, c’est un outil pour un projet de société

    QUI ? ou “Les acteurs” :

    Les ENTREPRISES MULTINATIONALES exploitant les ressources naturelles et la main d’œuvre bon marché.
    Les ÉTATS aux mains de politiciens corrompus au service des entreprises. Les institutions internationales (FMI, OMC…) au service des banquiers.
    LES MÉDIAS aux mains des industriels de l’armement et d’États qui encouragent  : la division entre les peuples, la xénophobie, la création d’un ennemi intérieur et d’extérieur (propagande/guerre/terrorisme).

    POURQUOI ? ou “Un outil” :

    La guerre, ou sa préparation, permet la soumission des peuples et l’enrichissement de quelques hommes (ou établissements) de pouvoir.

    COMMENT ? ou “Les objectifs/ les résultats” :

    Extension des territoires sous contrôle impérialiste et capitaliste (vente d’armes, nucléaire, imposition de dépendance alimentaire…)
    Accès aux ressources des pays conquis pour les multinationales  : pétrole : Total en Birmanie, gaz  : Afghanistan, eau  : Palestine/Israël, Coltan  : Congo, Uranium  : Niger, Opium  : Afghanistan, Or  : Mali, diamants  : Sierra Leone, cacao  : Côte d’ivoire, …
    Désorganisation des sociétés  : installation de dictatures corrompues et de démocraties factices.
    Renforcement dans les pays occidentaux du pouvoir de contrôle des populations, de la répression, de l’emprise des multinationales, fermeture des frontières…


    Budget de l’État français

    […]
    53,5 milliards : Défense et sécurité
    […]
    12,3 milliards : Solidarité et insertion
    […]


    sources :

    Ceci n’est pas une affiche proprement dite mais un panneau de propagande amené lors des repas du Resto Trottoir.

    https://restotrottoir.blogspot.com/2011/02/panneau-not-bombs-pas-de-bombes.html
    https://restotrottoir.blogspot.com/2012/05/not-bombs-pas-de-bombes.html



    [Le Chat déchaîné #11 : armée lutte de classes et beaux discours]

    notice :
    Image (fixe ; à 2 dimensions)
    [
    Le Chat déchaîné #11 : armée lutte de classes et beaux discours] / Julien Zeppo. — La Chaux-de-Fonds : FLM_ (Fédération libertaire des Montagnes : 1978-....) : OSL_ (Organisation socialiste libertaire), [ ?]. — 1 affiche (impr. photoméc.) : n. et b. ; 42 × 30 cm.

    • Affiches par pays  : Suisse
    • Lieux d’archivages  : CIRA (Lausanne)
    • Liste des thèmes  : antimilitarisme  ; armée  ; contrôle social  ; répression
    • Géographie, géopolitique et Histoire  : Suisse : histoire : 1900-1947
    • Noms cités (± liste positive)  : Hellmo  ; Zeppo, Julien
    • Presse citée  : Chat déchaîné, le
    • Vie des mouvements  : journal mural  ; anniversaire, commémoration
    notes :
    descriptif :
    Symbole(s) utilisé(s) :

    texte (signé Hellmo)

    dessin (rue citadine dont l’axe central divise les manifestant·e·s et les militaires qui les mettent en joue) signé Julien Zeppo

    texte :

    Le Chat déchaîné

    Feuille d’agitation de la Fédération Libertaire des Montagnes #9

    Armée lutte de classes et beaux discours

    80 ans après les faits, on a beaucoup parlé de la fusillade de Genève. D’une part, par bête goût de la commémoration. D’autre part, parce qu’est paru un livre (1), qui revient en détail sur ce sujet. Rappelons très brièvement les faits : le soir du 9 novembre 1932, l’année ouvre le feu, au pistolet et au fusil mitrailleur, sur une manifestation antifasciste, faisant treize morts et des dizaines de blessés. Puis on félicite les assassins et l’on condamne des dirigeants du PS genevois, qui avaient appelé à manifester, pour trouble à l’ordre public…

    Cet évènement a fait couler bien de l’encre et de la salive au point d’occulter, sans doute, d’autres drames similaires. Revenons en 1875, par exemple : les ouvriers du Saint Gotthard se mettent en grève ; on fait donner la troupe ; bilan : quatre morts. Jusqu’au milieu du XXe siècle, l’armée a fréquemment été appelée à « contenir » le mouvement ouvrier, avec des résultats plus ou moins dramatiques (2). Ce rôle joué alors par l’année de milice en dit long sur son caractère d’institution de classe.

    L’ouvrage de Jean Batou a des défauts, c’est entendu (3), mais aussi des qualités. Par exemple, il décrit bien l’état quasi psychotique des élites genevoises : confrontées à « quelques centaines de personnes armées de sifflets et de sachets de poivre » (4), elles se persuadent d’assister à un remake de la révolution d’octobre. La collusion est totale entre pouvoirs politique, financier, judiciaire et militaire. Grandes familles patriciennes, banquiers privés, politiciens conservateurs, cadres de l’armée, intellectuels d’extrême-droite : tout ce petit monde s’invite à dîner, défend ses privilèges et cultive jusqu’au délire la « peur du Rouge ».

    Où en sommes-nous aujourd’hui ?

    En 1932, on vivait les soubresauts de la crise de 29. La place financière genevoise connais-sait des difficultés dues à des affaires de fraude fiscale. Il y a donc des similitudes entre cette époque et la nôtre, et aussi d’immenses différences : ainsi, l’obligation de servir est aujourd’hui remise en cause, ne serait-ce que parce qu’elle n’arrange pas les patrons. De même, le mouvement ouvrier était certes divisé, mais plus actif et radical qu’aujourd’hui. Sans doute toutes les conditions ne sont-elles pas réunies pour que, demain, l’armée suisse fasse feu sur des civils. Mais il faut malheureusement constater qu’en théorie, tout est prêt.

    À la demande de l’inénarrable Ueli Maurer, la Milizkommission C a rendu en août dernier un rapport intitulé L’importance de l’armée pour la Suisse (5). Comme l’ont fait remarquer plusieurs observateurs, bon nombre des membres de cette commission sont, dans le civil, de hauts dirigeants de la banque ou de l’industrie. Leur prose est édifiante, surtout le paragraphe Utilité de l’armée dans des circonstances exceptionnelles. Par « circonstances exceptionnelles » on entend les catastrophes naturelles, les attaques militaires (un point sur lequel les auteurs eux-mêmes semblent fort peu convaincus) et l’extrémisme violent : on se demande bien de quel type d’ « extrémisme » il s’agit…

    Au mois de septembre, l’exercice d’état-major Stabilo due avait pour thème Désordres en Suisse et autour de la Suisse : il s’agissait de préparer 2000 officiers à la « gestion » de flux migratoires massifs et de mouvements sociaux à l’intérieur du pays. Ce jeu de rôle d’un goût douteux fait écho au projet de créer quatre bataillons de police militaire, sans prendre le risque d’une votation populaire (6). « La situation (due à la crise économique dans PUE et en Suisse) pourrait échapper à tout contrôle. Je n’exclus pas que nous utilisions l’armée dans ces prochaines années, » déclarait Ueli Maurer début octobre : l’heure n’est donc pas à la rigolade. Et la porte-parole du Département Militaire Fédéral, Sonia Margelist, d’ajouter : « L’armée doit être prête dans le cas où la police demanderait de l’aide. Il n’est pas exclu que les conséquences de la crise économique puissent conduire en Suisse à des protestations et à des violences. » On notera l’emploi du terme « protestations », suffisamment vague pour désigner tout et n’importe quoi…

    Il est donc encore parmi les missions de l’armée suisse que de s’attaquer à des civils, qu’il s’agisse de « gérer » les flux migratoires ou de réprimer les mobilisations sociales. Mais le discours a changé. Pendant l’entre-deux-guerres puis pendant la guerre froide, on présentait le peuple suisse comme fondamentalement bon et brave mais sujet à l’influence pernicieuse d’agents subversifs étrangers. Dans les années 30, les adversaires d’un parti socialiste genevois alors très re-muant soulignaient constamment les origines de ses dirigeants. On reprochait à Jacques Dicker d’être Juif et Russe (ça faisait beaucoup) et à Léon Nicole d’être… Vaudois : « deux microbes importés (…), deux vilains parasites qui par leurs émanations pestilentielles risquent d’infecter tout l’organisme genevois », écrivait ainsi le leader d’extrême-droite Roger Steinmetz.

    Aujourd’hui, plus besoin de métaphores médicales. Même Ueli Maurer, qui n’est pas vraiment une lumière, se rend compte que la colère sociale, de même qu’une bonne partie en tous cas des flux migratoires, sont les conséquences logiques des dé-confitures du capitalisme. Les pontes du DMF admettent sans peine que dans un contexte de crise globale, le peuple suisse, si placide soit-il, pourrait bien se révolter sans même que des agents étrangers lui en injectent l’idée. Or l’armée se doit de défendre les intérêts de l’économie - aussi foireux et injuste le système économique soit-il.

    Que l’armée suisse est une institution de classe, ce n’est pas un scoop. Mais, au pays de la paix du travail, du tir obligatoire et du couteau à douze lames, on ne s’en rend pas assez compte. Tant les élucubrations de la Milizkommission C que les travaux d’historiens doivent donner lieu à des prises de conscience et à des refus : refus de servir, refus de payer la taxe militaire, refus de cette solution foireuse que serait l’instauration d’une armée de métier ; refus du système tel qu’il fonctionne, et tel que l’armée cherche à le maintenir. À 80 ans de distance, il ne coûte rien de prononcer des discours commémoratifs ni d’exiger, comme Jean Batou, la réhabilitation posthume de leaders socialistes à qui ça fera une belle jambe. Mieux vaut nous réapproprier le bon vieux slogan : Pas un homme, pas un sou pour le militarisme !

    Hellmo

    1) Jean Batou : Quand l’esprit de Genève s’embrase. Au-delà de la fusillade du 9 novembre 1932, Lausanne, éditions d’En Bas, 2012.
    2) Entre 1918 et 1945, l’armée a assuré 22 fois un « service d’ordre » contre le mouvement ouvrier. Cf Bernard Degen dans l’ouvrage collectif Mourir en manifestant, Lausanne, En Bas, 2008, p. 44.
    3) Lire une critique acerbe mais pertinente sur www.lereveil.ch
    4) Manchester Guardian du 28 novembre 1932, cité in Batou, p. 108.
    5) www.vbs.acImin.ch/internet/vbs/fr/home/clepartementiorganisation/miliz-komm.html
    6) En 1978, la création d’une police fédérale de sécurité avait été refusée par 56 % des votants.
    7) Cité par Jean-François Fayet et Michel Caillat in Mourir en manifestant, p. 77.

    Hellmo

    Fédération Libertaire des Montagnes (FLM)
    CP 569 / 2301 La Chaux-de-Fonds / flm.osl@espacenoir.ch

    Les personnes qui désirent afficher ce texte sont priées de le faire aux endroits autorisés


    sources :

    2012 ou 2013 ?





    [Deux spectacles du Collectif 1984 à l’Espace autogéré]

    notice :
    Image (fixe ; à 2 dimensions)
    [
    Deux spectacles du Collectif 1984 à l’Espace autogéré]. — Lausanne : CIRA Lausanne (Centre international de recherches sur l’anarchisme) : Collectif 1984 : Espace autogéré (Lausanne), . — 1 affiche (photocop. ), coul. (quadri ) ; 42 × 30 cm.

    • Affiches par pays  : Suisse
    • Lieux d’archivages  : CIRA (Lausanne)
    • Liste des thèmes  : armée  ; art : chanson  ; art : théâtre
    • Géographie, géopolitique et Histoire  :
    • Noms cités (± liste positive)  : Collectif 1984
    • Presse citée  :
    • Vie des mouvements  :
    notes :
    descriptif :


    [ texte ; dessins (grand « A cerclé » sur gravures d’insectes) ]

    texte :

    Deux spectacles du Collectif 1984 à l’Espace autogéré

    Spectacles 20 h
    Portes 19 h
    Jeudi : bouffe à 21 h

    Entrée prix libre

    Jeudi 31 août 2017

    Le Réfractaire

    Au début du 19e siècle, Napoléon consomme beaucoup de « chair à canon », comme il dit, pour ses incessantes conquêtes. En octobre 1811, un sergent recruteur arrive dans le village d’Étretat (Normandie) et organise le tirage au sort des six gars de 18 ans qui doivent partir à la guerre. Le village entier a les yeux rivés sur le chapeau qui contient les billets numérotés : qui tirera (et deviendra) un « mauvais numéro » ?

    Vendredi 1er septembre 2017

     Des lendemains qui chantent  : une conférence articulée

    Nous n’avons pas toujours vécu à genoux. En fait, notre classe sociale n’a jamais cessé de lutter. Jamais complètement. Des chants innombrables, parfois anonymes, ont accompagné ces combats. Retrouvons-les, redressons-les de nouveau… et qu’adviennent, enfin, des lendemains qui chantent !

    Espace autogéré
    Rue César-Roux 30, Lausanne
    http://espaceautogere.squat.net

    CIRA
    Centre international de recherches sur l’anarchisme
    www.cira.ch [logo CIRA]


    sources :
     











    [Diserta lo stato e tutti gli eserciti]

    notice :
    Image (fixe ; à 2 dimensions)
    [
    Diserta lo stato e tutti gli eserciti]. — Padova Padoue  ; Venezia Venise  ; Verona Vérone  ; Vicenza Vicence : Gruppi libertari et anarchici del Veneto, . — 1 affiche (impr. photoméc.) : n. et b. ; x × y cm.

    • Affiches par pays  : Italie
    • Lieux d’archivages  : CDA (FA, Paris)
    • Liste des thèmes  : antimilitarisme  ; armée
    • Géographie, géopolitique et Histoire  :
    • Noms cités (± liste positive)  :
    • Presse citée  :
    • Vie des mouvements  :
    notes :
    descriptif :


    [ texte ; photo (un petit garçon et une petite fille s’éloignant, enlacés) ]

    texte :

    Diserta lo stato e tutti gli eserciti

    Sentirsi estranei all’esercito e agli orrori della guerra è necessario e irrevocabile

    Diserzione per noi significa non solo un atto di non sottomissione alle regole della guerra e degli eserciti che la combattono, ma è anche elemento di rifiuto radicale della istituzioni che ci governano

    — diserta la guerra
    — diserta la cultura della guerra
    — diserta i mass media e la guerra dello spettacolo
    — diserta la famiglia
    — diserta il potere
    — diserta le gerarchie
    — diserta lo stato

    La diserzione è un atto dettato non solo dal calcolo politico e morale, ma un atto immediato di fuga istintiva di fronte alla paura e alla coercizione. Non è vigliaccheria, ma è quel comportamento individuale e collettivo che decide della guerra o della pace. È il coraggio di pensare e ricercare una realtà diversa e più libera, una pace senza armi, senza sfruttamento, senza autorità, senza galere.

    Gruppi libertari et anarchici del Veneto (Padova, Venezia, Vicenza, Verona)

    [… impr. …]


    sources :