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[La feste monarchiche]

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[La feste monarchiche]
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. — Roma Rome : l’ Alleanza libertaria (1908-191),
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. — 1 affiche (impr. photoméc.) : n. et b. ; 54 × 38 cm
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L’Alleanza libertaria

La feste monarchiche

Mentre milioni di uomini muoiono di fame nei luridi buchi per ironia chiamati camere, e sono, questi uomini, avvinti dalla miseria atroce, squallidissima, altri milioni di individui incoscienti applaudono, frementi di entusiasmo, alle coronazioni sontuose e costosissime di re e imperatori.

Per queste cerimonie tante e tante energie umane si sono logorate giorno e notte ricompensate in modo de non morire letteralmente di fame.

La monarchia vive, ha profonde radici ancora, e la nostra fede che il popolo si svegli è un’illusione che svanisce in simili occasioni.

La mentalità popolare è ancore ottenebrata.

Lo vediamo chiaramente dalle entusiastiche manifestazioni, dall’entusiasmo delirante che le masse impiegano per mantenere su, in piedi, gli scenari vecchi del gran teatro delle falsità.

E ancora assistiamo allo spettacolo primitivo di milioni di uomini prosternati innanzi all’idolo simbolico, che essi hanno coperto di oro e di porpora, recando a lui doni ricchissimi ed offerte, onori e glorie, e tutto quello che la Natura ha di più squisito e la sapienza di più raffinato.

Ma, soprattutto, l’uomo adorante non si accorge di aver sacrificato a lui l’intimo suo, l’essenza sua, cioè la libertà culturale.

E l’idolo sorride e si crede in pieno diritto di decimarla calpestarla o distruggerla a suo piacimento.

La prima burlesca, ma generosa, preoccupazione di questi semi-dei fu di cambiare il personale della cucina e delle sartorie, e da parigini che essi erano li vollero della nazione da loro governata. Questa riforma ha una grandissima importanza, si affrettano di commentare i giornali borghesi, e il popolo cieco applaude a gola aperta con sorriso melenso sembrando anche a lui una innovazione di altissimo ordine nazionale, tanto più che non riguarda lui ma il gusto del palato del suo signore e padrone.

E di questi dei la stampa si rende portavoce ; ne registra ogni parola, ogni gesto, ogni vuoto pensiero, che vien discusso e commentato, e ogni qualsiasi movimento ; sembra che tutto ciò rechi sollievo e cambi la faccia del mondo.

E le mani applaudono questi resoconti e gridano : Bravooo !!

E lo splendore aumenta ; e le orgie del lusso, del raffinato piacere, dell’estetica superiore trionfano, mentre il povero paria che in mezzo a tanto tramenio acquistò l’occhio del bove vede giganti i parassiti incoronati e i loro seguaci affaristi.

I borghesi, furbi, conoscono l’effetto di stupidimento e ubriachezza che producono sulle masse queste coreografie monarchiche ; le conoscono e ne abusano.

Ai selvaggi date dei nonnulla con vivaci colori e li rabbonite ; ai popoli più evoluti date feste con fuochi d’artificio e illuminazioni straordinarie, riviste militari con principi alla testa, cortei splendenti d’oro e di argento, e li avrete raddolciti entusiasmandoli di più.

Ferdinando di Borbone conosceva molto bene la psiche popolare quando pronunziò la sacramentale frase : « Feste, farina e forca ! ».

Questo fu il suo programma di governo.

E il popolo alle smaglianti feste grida estasiato : Evvivaaa !!

Egli ha perduto il senso della sua fama, della sua dignità, del suo convincimento al diritto alla vita e vacilla tra le tenebre e la luce.

Di questo ondeggiamento ne approfitta il signore, e sfrutta e beve sangue.

Oh ! l’ignoranza del popolo quanto è mai profonda. Gridano i borghesi nei loro ambianti di voler pensare al diritto del lavoratore e poi lo strozzano per colmare di gemme gli scrigni degli idoli che hanno posto sul trono.

A che servono costoro ? A che servono questi scenari vecchi tra i quali si muovono i pallidi automi guidati da una tradizione, mossi da un’egoismo ?

A che servono quando solo loro la causa di quelle orribili tragedie che scoppiano nei quartieri limitrofi ai palazzi dell’oro e del diamante, tragedie nelle quali il dolore non finisce mai, originarie di morti atroci e contro natura ?

Fratelli, la commedia già troppo dura ! Bisogna svegliarsi per agire e adoperarci tutti con energia alla conquista dei diritti della vita. Non vedete come deridono e calpestano sfacciatamente le vostre pene e la vostra libertà ? Miliardi si sono buttati al vento per l’incoronazione di marionette le quali agiranno come vorranno i ministri, i monopolizzatori e gli usurai di Stato.

E il popolo applaude, applaude, e si snerva e vende tutto per vivere fino al giorno della tomba.

L’opulenza dei mangiatori di oro si accresce da un lato, mentre dall’altro le campagne si spopolano, gli arnesi del lavoro mancano, e l’insieme si decompone, si annichila per il colossale lusso di sfacciati fascinatori.

Occorre protestare con mezzi efficaci onde lottare con forza contro l’ipocrisia generale ed unirsi per strappare le maschere.

Possiamo risorgere con le proprie forze ma è necessario essere uniti senza divisioni di partiti e senza pettegolezzi piccini.

La società attuale è fondata sulle ceneri della dignità umana, ed ha per principio il monopolio, il nepotismo e l’asservimento del popolo pel suo esclusivo benessere.

Non possiamo attenderci da questa classe di parassiti sfruttatori altro che una con inuata oppressione distruttiva.

Se domandiamo loro la ragione dello sciupio delle colossali ricchezze, vi diranno che tutto è nell’interesse del proletario, che i poveri sono creati per i ricchi i quali dando loro da lavorare li sostengono in vita.

Al popolo che ignora la storia, la vita, e i diritti naturali possono raccontare quel che,vogliono poichè non capisce che le ricchezze esistenti sono sua, frutto della sua opera assidua, costante. Non capisce che i milioni assegnati agli meri automi incoronati non solo che il prodotto di balzelli aggravati sulle spalle dei lavoratori senza tetto, bruciati dal sole, intisichiti dalle miniere e nelle officine, lavoratori che poi muoiono esauriti negli ospedali ove sono accolti dalle carità governativa, o nei più sporchi angoli della città.

Svegliate le vostre coscienze, o fratelli, e lottiamo per la resurrezione della forza e del pensiero.

All’opera dunque per smascherare le false teorie, il falsi atteggiamenti e pensieri. Comminiamo verso un grande progresso intellettuale e gettiamo il fango accumulato da secoli. Occorre vivere una vita sana e di coscienza. Sonnecchiando, l’entusiasmo diminuisce e i parassiti cresciuti di numero forza e avidità trovando terreno adatto produrranno il caos nelle energie proletarie, già scombuiate, poichè essi non producono una consumano. Dunque, morte ai parassiti.

Vera Xenici

Giuseppe Ciaffarri, gerente responsabile

Tip. « Iride »Via Muzio Clementi, 70 a


sources :

Pubblicato nell’Alleanza libertaria : contro ogni forma di sfruttamento e di autorità, Roma, n. 128 (27 luglio 1911), p. 4.

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