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[Abbasso la religione !]

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[Abbasso la religione !]
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. — Roma Rome : l’ Alleanza libertaria (1908-191),
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. — 1 affiche (impr. photoméc.) : n. et b. ; 54 × 38 cm
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L’Alleanza libertaria

Abbasso la religione !

Dopo il mese di Maggio, che i preti dicono dedicato alla madre del Rabbi di Nazaret, il mese di Giugno è quello più certamente dedicato alle funzioni religiose della religione cristiana. Diciamo soltanto cristiana, non perchè noi vogliamo combattere unicamente questa speciale interpretazione dogmatica del sentimento religioso ; ma perchè dessa ha più delle altre numerosi e svariati i riti esteriori che sono come le artificiose superfettazioni di ogni sentimento morale. Quindi maggiormente si presta alla nostra critica che se è diretta contro tutto quanto significa adulterazione della coscienza per mezzo del processo artificioso delle impressioni coreografiche.

E senza la coreografia la Chiesa non sussisterebbe vittoriosa — si, diciamola questa dolorosa parola, perchè ancora vittoriosa è — contro tutti i tentativi del progresso e della civiltà, che si affannano inutilmente a strapparne il carico nefasto dalla mente umana. Il materialismo ed il razionalismo hanno un bel predicare la falsità della religione e dei suoi dogmi : essa non contrappone alle verità scientifiche la dimostrazione del problema religioso come elemento di effettiva esistenza naturale : nè s’incarica di studiare le molteplici obiezioni che si oppongono al culto.

La chiesa, quando la verità minaccia di arrivare fino alle trincee del pregiudizio religioso e di smantellarlo e diroccarlo, non usa la discussione dal pergamo o sui libri, ma si affatica soltanto a tirar fuori dai magazzini tutte le sue menzogne ; le icone dorate, i candelabri dai ceri artistici, i panneggiamenti lussuosi, i calici e le pissidi preziose, che con gran concerto di preci e di inni costuma portare que e là in processione, a rinverdire con l’apparato scenico la fede dei minchioni, a colpire con l’imponenza dei corteggi la crescente audacia di coloro che si avventano contro la religione per strapparle il mal dominio degli animi.

Oh, fossero pel prete altri tempi, chè altre armi allora adopererebbe, e se men pubbliche, forse, certamente assai più funeste e persuasive. Ora adopera la sottomessa ciarla dei suoi cori ed il canto delle beghine, ma volentieri riprenderebbe la corda e la scure per soffocarla sui patibolo, le chiavi e le catene per rinserrarla nelle prigioni, la voce della scienza e della coscienza che hanno sempre — malgrado i patiboli, le segrete, gli esili e le torture — chiesto ai preti della Chiesa di Roma di smettere l’imperio nefasto delle loro bestemmievolissima religione, sulla volontà dei popoli.

***

Nel mese di Giugno, sotto mille pretesti, si spolverano nelle sacristie tutte le più tarlate macchine dei santi e delle madonne, ed al suono delle musiche, coperti di paramenti da carnevale, accompagnati da donne volgari e femminucce isteriche salmodianti con voce non si sa se più da festino o da mortorio, prendono in giro la superstizione popolare, che ingrandiscono a dismisura promettendo mari e monti dalla rinnovata manifestazione di zelo cattolico apostolico romano, eseguita per le strade sotto il naso dei curiosi assiepati nei marciapiedi ad ammirare idiotamente od a guardare con, mal celato disgusto, la superlatività della ignoranza umana.

Cosa rappresentano pel prete quelle immagini spesso trucemente ridicole, e talvolta sodomisticamente untuose, che minacciano con impotente atto d’ira o supplicano con strisciante umiliazione ? Che vuol dire quel Cristo trasformato in mille modi ed in mille emblemi, ridotto in croce come si volle lo mettessero gli ebrei o plasmato in una ferina ostia come l’involucro d’un qualunque pasticcio ? E quei labari e quegli stendardi dai colori più sbiaditi come più accesi, dai bordi d’oro e d’argento che scintillano come vessilli dati per premio in qualche concorso commerciale o carnevalesco ? E quei bimbi dalle ali d’angelo, quelle bambine velate che sembrerebbero le statue funeree della verginità colpita dalla morte ; quelle donne giovani ed adulte che a tratti s’inginocchiano e cantano preci battendosi il petto come le più miserabili ostinate peccatrici ? E quel corteggio di uomini di tutti i ceti, di tutte le barbe, che assistono indifferenti ed oziosi allo spettacolo che davanti a loro si avvicenda come il succedersi delle scene del teatro nella rappresentazione d’une delle più stupide operette teatrali ?

Sono tutte queste cose e tutti quei cosi il monumento perenne della potenza clericale e religiosa, ormai ridottasi a vivere di fosche luci e di rade larve, avanzi rimasti del tremendo festino che costumava tutti i giorni apparecchiarsi per imporre all’urbe la potenza del sacerdozio e la volontà inesorabile dei sacerdoti. Scoprite quei lembi di stoffa che avvolgono le immagini, raschiate le dorature di quelle statue, spezzate quelle icone ploranti e sanguinose, udite il palpito del cuore di tutta quella gente che s’indugia intorno alla processione, interrogate quei bambini e quelle bambine, e poi osate ancora negare che la Chiesa Cattolica è le meretrice più infame es abietta, ministra d’iniquità e di menzogna, bestemmiatrice di ogni precetto del vero, simoniaca e maledetta, stupratrice del corpo, corruttrice delle anime.

Quante statue furono di Nerone e dei più tristi tiranni del mondo, e pur oggi sono intitolate ai santi del calendario ed alle varie madonne poste nei templi alla venerazione dell’idolatria ?

Molti di quei cortinaggi sacri e che han bande di porpora e di oro, non servirono a cuoprire i truci amori borgiani, le orgie dei cardinali, a dividere le alcove da bordello delle varie Maddalene fino a Margherita da Cortona, santa e ruffiana ?

Domandate a quella gente che costituisce l’uniforme e sempre uguale seguito delle passeggiate chiesastico-carnevalesche, perchè s’indugia a far atto di presenza alle folle mascherata ? Non vi diranno costoro che il premio di quella presenza è un tozzo di pane — non regalato, come i pagani di Roma facevano gettando nel ventre della plebe tutti i granai del mondo — ma fatto sudare aspramente, e spesso compenso compenso di un infame crumiraggio che è l’opera sempre fratricida del prete contro i lavoratori che non vogliono piegarsi alla maladetta verga del capitale ?

E quelle bambine, quei bambini, non vi rammentano tutti i luoghi ove il prete impone alle famiglie il concorso dei piccoli infanti nelle sue sacre botteghe, col pretesto di sanar quei corpi insieme con le anime, insozzandoli invece con la lue sifilitica ed i peggiori mali celtici, dopo il supplizio infame dello stupro e della sodomia.

Chi di loro fu più turpe e lutulento tiranno dei popoli ? Anche l’alcova fu occupata dal peggior meretricio nelle istesse stanze del papa. Non furono fornicatori ed adulteri, Giovanni X, Sergio III, Gregorio VI, Alessandro VI, Pio IX, per non parlare d’un papa-donna, Giovanni XII ? Chi fu più ladro di Stefano II che falsò la donazione di Pipino ; usuraio quanto Giovanni XXII che lascio 100 per cento ; immorale in tutto e per tutto come Clemente VI ; omicida della risma di Bonifacio VII, Gregorio V ; più volpe, cane e leone di Bonifacio VIII come si legge in un epitaffio del tempo ?

Tali le glorie del cattolicesimo che ha ancora l’ardire di trascinare per le vie e le piazze di Roma le sue processioni, illudendosi che esse possano inoltrare begli uomini un sentimento di ammirazione per la Chiesa e quindi nuovi fedeli a cui spillare denari e vergini ; mentre tutti i corteggi sacerdotali, al popolo di Roma specialmente, non possono rammentare che i tristi funerali ai vivi che facevano capo a Castel Sant’Angelo, a Piazza dei Cerchi, a Piazza del Popolo, a Campo di Fiori, ove si mozzarono le teste di Crescenzio e di Beatrice Cenci, e si bruciarono nei roghi, martiri come Aonio Paleario, Arnaldo da Brescia e Giordano Bruno !

Dite tutto questo ai preti, gridateglielo sul grugno, mentre i cortei della più falsa di tutte le religioni imperversano a ricordare di Cristo, non le dottrine dello « straccione di Galilea », ma i precetti che furbi intriganti han qualificato per massime sue.

E trista ora sarà per le religioni e le tirannidi, quella in cui i popoli si accorgeranno chi sieno i preti, i re e tutti i dominatori !

L’Alleanza libertaria

Giuseppe Ciaffarri, gerente responsabile

Tip. « Iride »Via Muzio Clementi, 70 a


sources :

Pubblicato nell’Alleanza libertaria : contro ogni forma di sfruttamento e di autorità, Roma, n. 123 (15 giugno 1911), p. 4.

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