Action anarchiste = Azione anarchica (1906-1906)

 

 

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    [L’Action anarchiste au peuple !]

    notice :
    Image (fixe ; à 2 dimensions)
    [
    L’Action anarchiste au peuple !]. — Genève : Action anarchiste = Azione anarchica (1906-1906), . — 1 affiche (impr. photoméc.), coul. (une  : noir , papier rouge ) ; 52 × 72 cm.

    • Affiches par pays  : Suisse
    • Lieux d’archivages  : CIRA (Lausanne)
    • Liste des thèmes  : Premier Mai
    • Géographie, géopolitique et Histoire  :
    • Noms cités (± liste positive)  :
    • Presse citée  :
    • Vie des mouvements  :
    notes :
    descriptif :


    texte bilingue (français, italien)

    papier rouge

    texte :

    L’Action anarchiste au peuple !

    Ancora una volta, come da diversi anni, ti chiamano a festeggiare il Primo Maggio. Tu abbandoni il lavoro per sfilare in un corteo banale, pari alle processioni religiose, dove tu sarai attorniato cosi bene dal tuo compagno di lavoro come dalla spia che ti vende, e tu andrai con loro festeggiare la Pasqua, dei lavoratori ! ti ubriacherai, come in carnevale, di vino e sopratutto di frasi.
    Non costano molto in questo giorno le frasi… I furbi politicanti, colle gesta larghe che hanno imitato dai preti, e che hanno tanta influenza sugli ingenui, ti predicheranno le più incredibili assurdità sulle quali — l’ambiente abbrutito che ti circonda facendo il suo effetto —tu porrai le tue speranze.
    Quante frasi : libertà, giustizia, forte organizzazione, riforme, suffragio universale, pensioni, democrazia, socialismo, etc quante promesse, quante visioni di felicità.
    Ma all’ indomani, quando ritornerai al campo, al banco, al cantiere, alla mina riprendere il lavoro abbrutente, non comprenderai tu che ti hanno ingannato ? Non scorgerai la cinica commedia del politicante venduto al maggior offerente, che tradisce la tua confidenza nell’opera sua ?
    Non vedrai tu il socialismo patteggiare colla borghesia, trascinando nel fango e nelle brutture l’ideale di redenzione in cui tu speravi.
    Non ti accorgerai dell’aumento più intenso dello sfruttamento ?… il vuoto, la canaglieria delle istituzioni che ti schiacciano, vivono del tuo lavoro, per darti in compenso catene, mali e sofferenze che tu subisci senza rivolta ?
    Popolo, ti hanno ingannato, ti ingannano, t’inganneranno ancora.
    Ma sarai tu sempre la vittima credula dei tuoi padroni e dei loro strumenti ?
    Continuerai tu a produrre l’immensa ricchezza al profitto di qualche privilegiato, trascinandoti da uno sfruttatore all’altro, curvando la schiena dolorosa ?
    Continuerai tu a darti dei capi, dei governanti, dispensatori di miseria e di brutalità ?
    Popolo ! Il momento è venuto di deciderti !
    O tu resterai — per ignoranza o per viltà — la " folla " bestiale e pecorile, pronta a tutte le bassezze.
    Questa folla miserabile, che si gelosa, si spia, si massacra per conservare più a lungo la propria schiavitù !
    O tu romperai direttamente col passato e marcierai alla rivolta liberatrice.
    Noi ti chiamiamo a quest’opera !
    Dirai con noi che bisogna finirla collo sfruttamento umano, colla schiavitù abbrutente. Nonostante il tuo passato, i tuoi errori, noi crediamo nella tua forza viva misconosciuta.
    Noi ti crediamo antera capace di compiere uno sforzo virile.
    Non più leggi, affinché ogni individuo vada al suo istinto naturale, senza. legami, senza impedimenti.
    Non più eserciti, non più massacri, non più trascinasciabole brutali e perversi, non più padroni prepotenti, Non più giudici colpendo coloro elle ordine attrale di cose costringe, n violarne le leggi.
    Non più preti, parassiti, governanti, autorità !
    Colla libertà assoluta, la libera e felice anarchia !
    Popolo, lascia le fisime politicanti, le cose da te stesso, segui la via che ti condurrà alla tua emancipazione.
    Questa via è quella che noi t’ indichiamo, è quella dello Sciopero generale espropriatore, della Rivoluzione liberatrice.
    Popolo, non esitare, affrettati, preparati, la la lotta è vicina, e noi dobbiamo essere i più forti.
    Viva la Rivoluzione Sociale ! Viva l’Anarchia !


    Ai Lavoratori italiani !

    Il Consiglio federale si prepara a ricevere S. M. Gennariello di Savoia, sotto il cui regno, benché corto, si è già sparso tanto sangue proletario.
    Ecco lo stato dí servizio di questo signore :
    A Berra Ferrarese, Candela, Putignano, Giarratana, Lecce, Torre Annunziata, Galatina, Taurisano, Castelluzzo, Buggerru, Torino, Genova, Francavilla Fontana, Nardó, Gallipoli, Sava, Oria, Santa Susanna, Alessano, Acquara del Capo, San Marco in Lamis, Muro, Scorrano, Calimera, i suoi sgherri, i suoi bruti monturati hanno versato il sangue del popolo.
    Condanne feroci, persecuzioni accanite, sequestri, si sono succeduti a danno di chi parla, scrive e agisce in favore del popolo.
    Lavoratori italiani, la vostra condotta sia una protesta contro l’insulto che le feste indette per la visita del re d’ Italia sono per la massa lavoratrice. Operai, protestate ! Operai, scioperate !

    Primo Maggio

    Quanti « Primo Maggio » si sono passati dal giorno in cui dei socialisti non ancora marciti dalla vicinanza del potere, avevano proclamato questo giorno di sciopero generale come protesta perenne contro i delitti della borghesia, come perenne affermazione di nuovi diritti del proletariato ?
    Ed in questi primi e lontani « Primi Maggio » il proletariato che ancora non si era lasciato trascinare nelle vie tortuose e di traverso della politica, che era ancora ingenuo e incorrotto, dimostrava alla borghesia spaurita, che egli era capace, un giorno non lontano, di compiere, a sua volta, la sua Rivoluzione.
    Quanto terrore in quei giorni soffiava sulla borghesia che si curvava sotto il peso di una grande paura, grande quanto i delitti di cui è cacca.
    Ma di poi, il proletariato si è imborghesito, si è imputridito nella politica, si è creato nuove catene in nuove organizzazioni ed il socialismo si è venduto ai governi, ha stretto la mano dei re, ha ricevuto decorazioni, si è trascinato carponi nel fango e nel sangue al piede dei più feroci tiranni.
    E collo scoraggiamento dei vecchi combattenti e l’ indifferenza della massa operaia, di più in più avvilita e abbrutita, il Primo Maggio rivoluzionario ha tramontato, troppo presto forse per l’azione, ma purtroppo troppo tardi per i suoi dolorosi risultati. Dico dolorosi risultati, perchè il Primo Maggio ha lasciato troppe abitudini, troppi pregiudizi, come aveva al suo inizio nutrito troppe speranze.
    Il Primo Maggio è diventato pel popolino una festa, come Pasqua, come Ognissanti, come Natale. una festa che si fa per tradizione, perchè è entrata nel dominio comune, come le feste religiose, che si fanno per abitudine anche dai miscredenti.
    Il Primo Maggio ha coltivato questo pregiudizio, che esso sia un giorno diverso da tutti gli altri giorni, che in esso gli uomini si sentano più fratelli, più assetati di libertà, più desiderosi d’ emancipazione.
    Il Primo Maggio ci ha lasciato credere, che perchè tale, sia il giorno più adatto ad imporre le rivendicazioni operaie, più adatto a trarre con sè le masse popolari, più adatto per provocare un movi mento d’insieme.
    E’ per questo che la confederazione generale del lavoro aveva scelto come periodo fisso, per l’imposizione delle otto ore di lavoro, questo giorno di Primo Maggio, in cui d’abitudine un certo nu-mero d’ individui speculanti sull’imbecillità della folla, domandavano umilmente ai poteri costituiti, ciò che essi non potevano fare, cioè accordare agli operai questa riforma.
    Dobbiamo però finire per convincerci che è un errore, il credere in queste particolari virtù della data del Primo Maggio.
    La grande maggioranza dei lavoratori che non lavorano il Primo Maggio, per quel pudore speciale, che fa che anche i peggiori krumiri ci tengono a far vedere che non sono del tutto col padrone, van-no magari al corteo sbandierante, ma poi si limitano a fare il Primo Maggio come fanno le altre feste, cioè con una sbornia sonora e abbrutente.
    E voi non dimostrerete mai a costoro che il Primo Maggio non deve essere un mezzo per ubbriacarsi, ma un giorno di lotta, essi non vi comprenderebbero.
    Gli altri che si credono aver raggiunto un certo grado di coscienza di classe, si mettono in corteggi ciarlataneschi alla coda dei politicanti del socialismo o dell’organizzazione, per dare alla borghesia ormai tranquillante il piacere di vedere stilare davanti a lei, in parata, i suoi schiavi, che non seguono più i vecchi stendardi della vergine e dei santi che perchè hanno trovato altri stracci rosso fiammanti ed altri simboli di cui ricoprirli.
    E’ la pecoraggine, l’idolatria che continua nel proletariato, è la religione novella che rimpiazza la vecchia, che rovina, coi suoi nuovi dogmi, colle sue nuove cerimionie, colle sue nuove deformazioni del cervello umano.
    In quanto a noi, se ci asterremo dal lavoro in questo giorno di Primo Maggio, se in questo giorno indirizzeremo al popolo la nostra parola, noi non daremo però più alla fatidica data maggior valore di ciò che essa ha.
    Il Primo Maggio non è il solo giorno in cui si possa fare qualche cosa, in cui qualche riforma si possa realizzare, anzi il Primo Maggio la borghesia, sempre più paurosa, perchè ha troppe macchie sulla coscienza, è troppo ben preparata, ha ben troppe precauzioni abituali, perchè lo sfogo popolare si trasformi da una passeggiata festosa in una realizzazione rivoluzionaria, in un tentativo di emancipazione.
    Qualunque movimento, per avere occasione di essere vittorioso, deve scoppiare all’ improvviso, quando la borghesia non se Io attende, quando essa non è già da tempo preparata per annientarlo.
    Scegliere il Primo Maggio per affermare, una volta alt anno, le proprie convinzioni rivoluzionarie, per nascondere poi la propria impotenza nella viltà collettiva i restanti giorni dell’anno, diventa un atto assurdo, assolutamente irra giovevole.
    E’ tutto l’anno, giorno per giorno, che i rivoluzionari devono affermare colla parola e coli’ azione il loro rivoluzionarismo, che gli operai devono provare che essi sono capaci di resistere allo sfruttamento padronale, di strappare ai loro succhioni, ai loro aguzzini tutte quelle riforme che essi pretenderanno.
    E’ a formare una ferina coscienza, individuale nel proletariato, che devono consacrarsi, d’ora in poi, gli anarchici, l’educazione collettiva finora praticata nelle organizzazioni non avendo dato che nuove disillusioni, predicando la rivoluzione ha avuto per risultato un nuovo riformismo, combattendo le gerarchie materiali ha creato nuova e potente autorità morale, combattendo le idolatrie di uomini ne ha create altre.
    Perchè la massa operaia organizzata, non possiede una coscienza individuale, perchè essa non rappresenta quella minorità audace che compie le grandi trasformazioni sociali.
    Se noi creeremo invece in un gran numero d’ individui (coloro che ne sono suscettibili) una ferma coscienza rivoluzionaria, noi avremo raggiunto lo scopo che ci siamo prefisso, cioè noi potremo, ad un momento qualunque, strappare alla borghesia tutte quelle concessioni che noi vorremo pretendere, noi avremo fatto il maggior passo verso l’emancipazione integrale, verso la Rivoluzione, una rivoluzione cosciente e vittoriosa.
    Questo risultato che non otterranno mai, cento, mille primi di maggio, potrà ottenere la nostra propaganda continua, di tutti i giorni. E noi non ci troveremo più nella dura necessità di trovarsi come oggi, dopo aver discusso un hanno sul da farsi, costretti a non far nulla ed a non avere nè iniziativa, ne appoggio nell’azione.

    L’Azione Anarchica.


    Encore une fois, comme depuis des années, on t’appelle à fêter le 1er mai. Tu abandonnes le travail pour former un banal cortège où, coudoyant tes camarades aussi bien que tes mouchards, vous vous en irez tous ensemble fêter les Pâques du travailleur. Tu t’y soûleras comme en carnaval, de vin et surtout de mots Ils ne coûtent pas cher en ce jour les mots. Les politiciens roublards, avec des gestes larges empruntés aux prêtres et si influents sur les naïfs, te prêchent des absurdités incroyables sur lesquelles — le milieu abruti qui t’environne aidant tu placeras tes espoirs futurs. Que de phrases : liberté, égalité, justice, révolution, suffrage universel, retraites ouvrières, assurances, démocratie, socialisme que de promesses, que de visions de bonheur !
    Mais si le lendemain tu dois retourner au champ, à l’établi, au chantier, à la mine reprendre le même travail abrutissant, ne comprendras-tu donc pas qu’on trompé ? N’entrevois-tu pas la comédie cynique du politicien vendu au plus offrant qui trahit ta confiance en son œuvre ? Ne vois-tu pas le socialisme pactisant avec la bourgeoisie, jetant aux orties l’idéal de relèvement qui te plaisait ? Ne ressens-tu pas l’intensité grandissante de ton exploitation ? le vide, la fausseté, la canaillerie des institutions qui t’étouffent, vivant du travail de tes mains pour te charger en retour de chaines, de maux, de souffrances subis sans révolte,
    Peuple, l’on t’a trompé, l’on te trompe et te trompera encore !
    Mais seras-tu toujours la dupe de tes maitres et de leurs créatures ?
    Continueras-tu à produire l’immense richesse au profit de quelques privilégiés, trainant la savate d’un exploiteur à l’autre, courbant l’échine ?
    Continueras-tu à te donner des chefs, des gouvernants dispensateurs de misère et de brutalité ?
    PEUPLE ! Le moment est venu de choisir !
    Ou tu resteras — par ignorante ou par lâcheté — la foule bête, moutonnière, prête à toutes les bassesses. Cette foule grouillante, qui se jalouse, se moucharde, s’entretue pour perpétuer son esclavage.
    Ou tu rompras avec le passé, marchant à la révolte libératrice.
    A cette œuvre nous te convions ?
    Dis avec nous qu’il faut en finir avec l’exploitation humaine, l’esclavage abrutissant. Nonobstant ton passé, tes erreurs, nous croyons en tes forces vives méconnues. Nous te croyons capable d’un effort viril.
    Plus de lois, afin que chaque individu aille à son instinct naturel, sans entraves ;
    Plus d’armées, de massacres, d’officiers fainéants et pervers, de propriétaires insolents et brutaux. Plus de jugeurs frappant ceux à qui l’ordre social impose même de violer ses lois ; plus de prêtres, de parasites, de gouvernement, d’autorité ; c’est la liberté absolue, la libre, l’heureuse anarchie !
    Peuple, lâche la politique, fais tes affaires même, suis la voie qui te conduira vers ton émancipation.
    Cette voie est celle que nous t’indiquons, c’est la grève générale expropriatrice, c’est la Révolution sociale et libertaire.
    Peuple, n’hésites plus, hâtes-toi, prépares-toi, la lutte est proche et il faut que nous soyons les plus forts.
    Vive la Révolution sociale !
    Vive l’Anarchie !


    1er mai 1906
    La classe ouvrière française s’agite non seulement du fait qu’on lui propose de conquérir enfin la journée de 8 heures, mais surtout sous l’horrible impression de crimes capitalistes et gouvernementaux dans les régions minières ; surtout sous l’aiguillon de la faim, de l’intense crise économique sévissant de toutes parts.
    Autour de nous les gouvernants italiens viennent d’ajouter une nouvelle flaque de sang à la série de leurs forfaits périodiques.
    Si les vaillants ouvriers espagnols périssent de faim et des brutalités policières.
    Si les ouvriers allemands, abrutis ou par la misère ou par la vanité, tremblent devant le sanguinaire arlequin impérial qui les fascine, drapé dans sa bannière de Tamerlan moderne.
    Si les révolutionnaires russes, malgré leur héroïque défense, succombent momentanément sous la dernière étreinte, les dernières convulsione du tzarisme exterminateur frappé à mort.
    Ne verra-t-on personne, à l’exemple des mineurs belges, répondra à l’appel de nos frères de France en détresse. Tous les travailleurs, de tous les métiers, de toutes les régions, ne se lèveront-ils pas pour appuyer les mineurs et les métallurgistes qu’on écrase dans le Nord et le Pas-de-Calais. Pour essayer la grève générale !
    Un moment nous avions pu croire la classe ouvrière suis se disposée à profiter du mouvement général de cette année. Hélas ses comités, ses prési dents, ses secrétaires, en ont décidé autrement. Cela suffit pour la calmer. Elle obéit au mot d’ordre pris chez ses pires ennemis, ses maitres. Elle se cache, elle se terre cependant qu’on frappe les meilleurs d’entre les siens !

    Imprimerie commerciale ; rue Necker 3.


    sources :

    Placard paru dans le n° 3 de L’Action anarchiste / L’Azione anarchica (Genève / Ginevra, 28 april/aprile 1906)