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[La morale dei gesuiti]
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- [La morale dei gesuiti]
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- . — Roma Rome : l’ Alleanza libertaria (1908-191),
- description technique (h × l) :
- . — 1 affiche (impr. photoméc.) : n. et b. ; 54 × 38 cm
- notes :
- descriptif :
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testo
- texte :
L’Alleanza libertaria
La morale dei gesuiti
Or non è molto, nella Biblioteca scientifica dell’editore Bocca, è uscito, presentato in bella veste italiana, il libro di F. Huber intorno alla morale dei gesuiti. L’opera risale a molti anni, al tempo in cui stava per compiersi con Roma la nostra redenzione morale e politica : ma l’argomento è sempre attuale, oggi più che mai, e rappresenta sempre, se non u imminente pericolo, che secondo me lo è, senz’altro, se la vera democrazia non si desta gagliardamente, un problema di gravissimo tormento per le contemporanee istituzioni politiche e per la contemporanea coscienza umani. Il quale, per essere esatti, non è, da parte dell’autore, un’indagine compiutamente precisa e scientifica. Ma comunque sia balza dalle vibranti pagine une grande verità che racchiude insieme un ammonimento ed un problema.
Problema ?
Certamente : e problema che investe nei limiti paurosamente complessi, non questa o quella determinata attività sociale, ma tutto lo svolgimento politico, intellettuale e sentimentale della vita moderna.
Presentemente, quasi dominati dallo sfogo innocuo ed ingenuo delle moltitudini, ci culliamo in una bambinesca altalena di fischi anticlericali : la guerra al prete, nei clamori lambiccati del manifesto massonico e nella concitata parola del tribuno, è apparso a noi come l’unica via per la liberazione dal dogma a dall’insidia.
E abbiamo dimenticato che di fronte all’infruttuoso tumulto della piazza si erge, occulta e derisoria, la organizzazione più potente che l’uomo abbia dato alla storia ; e abbiamo dimenticato, nella ornamentali fiere del libero pensiero e di spirito laico, che questa organizzazione minava, nella persistenza e nel silenzio, la maestà et la santità dell’ultima figura politica a cui, attraverso barricate e rivoluzioni, ci aveva condotto il cammino penoso della storia.
La nostra grande conquista è una sola : Lo Stato libero, laico, positivo. Ma la conquista, anche dopo il lavoro formidabile dell’« 89 », si rivela ancore un ideale.
Nè mi preoccupo, in questo momento, del conflitto enorme che si svolge, lento ma fatale, tra gruppi, classi, categorie, ordine sociali di ricchezza, di lavoro, di produzione : è la grande battaglia che accenna, sotto la spinta di un istinto storico, alla graduazione spontanea ed equa dei valori umani.
Cui intendo riferirmi alla nostra coscienza di liberi e di contemporanei, in uno Stato che non consenta la schiavitù sentimentale o l infiltrazione nemica di una contraddizione pericolosa.
Qual’è la morale dei gesuiti. La disciplina : vale a dire, una virtù cieca, serrata, inesorabile di organizzazione. Al vertice, l’imperio ; alla base la obbedienza passiva : ne consegue la simultaneità, l’ordine, la continuità, l’unità di pensiero et di azione. E la organizzazione è la ragione della loro forza e della loro vita : sint ut sunt aut non sint, aveva ammonito un loro capo.
Qual è l’azione dei Gesuiti ? Bastano poche parole : la lotta contro lo Stato, la famiglia, la coscienza.
« Sarebbe difficile dimenticare — osserva in una colta prefazione il traduttore, l’egregio dott. Nicolay che pure è tanto misurato e prudente nel suo giudizio — che, sia pure senza volerlo, essi hanno fatto violenza a chi sa quanti giovani, specialmente quella violenza che ha nome di proselitismo e che al loro fondatore fruttò solenni battiture a Parigi. Qui davvero potrebbesi non a torto invocare l’inalienabile libertà, ma come ricordo ai genitori e monito ai governati d’invigilare gl’istituti religiosi, anche fino a proibire di ricevere novizi non maggiorenni ».
A tale proposito mi piace notare che da quasi tutte le congregazioni religiose dell’uno e dell’altro sesso si reclutano minorenni per educarli alla propagazione della loro specie… perversa. Io so di positivo che in alcune congregazioni maschili si sono reclutati persino dei ragazzi di dieci anni e vengono, infelici, iniziati alla vita monastica, mentre avrebbero bisogno d’aria e di libertà. Tanti ingenui genitori, poveri, per togliersi il pensiero del mantenimento dei loro figli, li cedono volentieri agl’incettatori congregazionisti, sperando anche, veramente ingenui su questo, che un giorno saranno il loro aiuto.
E tutto questo movimento congregazionista è sotto la tutela sorvegliatrice del nero genio del male, il gesuita, che a il timone della barca di S. Pietro.
E di questo grande pericolo, si mena chiasso per qualche ora e poi si ritorna al silenzio.
Dicevo, dunque che si dovrebbe impedire dallo Stato di ricevere novizi non maggiorenni, non potendosi ancora ottenere la completa sparizione di tali esseri infesti all’umanità.
Perchè ? Qualcuno, anche fra quelli che maggiormente si affannano nelle proteste della piazza, potrebbe ignorarlo : perchè nelle scuole i gesuiti falsano la mente e lo spirito del giovanetto, plasmandolo, con pazienza assidua e scaltra, in un mondo speciale dal quale poi riesce difficile, e spesso impossibile, uscire a libertà di azione e di pensiero.
E veniamo a la famiglia.
« In mezzo a precetti ottimi e ad eccellenti raccomandazioni ai genitori ed ai figli — premette il dott. Nicolay — i gesuiti insegnano cose che, portandovi la divisione, infirmano ed offendano quel nobile organismo. Essi permettono alle mogli di fare larghi donativi od elemosine per opere pie, compresa naturalmente la compagni, all’insaputa e contro la volontà del marito ; permettono ai figli di seguire la loro vocazione spontanea o suggerita, all’insaputa o contro la volontà dei genitori ».
E come, infine, si manifesta la morale gesuitica di fronte allo Stato ? Seguiamo anche in questo punto il traduttore.
« La loro azione è una rivoluzione : la reazione, con l’assoluta sovranità del principe, limitata solo dai diritti eminenti del papa, con tutti i privilegi goduti della chiesa e dagli ordini religiosi’ specie dalla Compagnia di Gesù, con la intolleranza più rigorosa della libertà di coscienza e di scienza, a protezione della religione cattolica ».
E basta.
Chiesa e Stato non sono più organismi coordinati, due forze sociali che possono svolgersi in fattrice armonia di Storia e di civiltà ; ma due termini antitetici, due istituzioni opposte.
La teoria delle parallele ha ripetuto un’altra volta la vuota formula cavourriana a ludibrio dello Stato.
Vorremo noi formulare un’altra volta, in ludibrio della storia, la logica del Loyola ?
Gabelli
Abbiamo dato posto al presente articolo, pur essendo discordi in qualche punto con le idee svolte dall’egregio autore, specialmente in ciò che riguarda i rapporti tra Chiesa e Stato ; poichè noi siamo d’avviso che l’una non potrebbe vivere senza l’altro e che ambedue s’integrano mirabilmente.
Soprattutto, l’abbiamo ospitato nelle nostre colonne, dal momento che tale ospitalità è stata negata da qualche giornale massonico, il quale avrebbe dovuto sapere apprezzare il coraggioso intendimento dell’esimio scrittore che molto d’avvicino conosce e sa tutte le macchinazioni losche della terribile sette nera.Giuseppe Ciaffarri, gerente responsabile
Tip. « Iride »Via Muzio Clementi, 70 a
sources :Pubblicato nell’Alleanza libertaria : contro ogni forma di sfruttamento e di autorità, Roma, n. 129 (3 agosto 1911), p. 4.
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